-COLLANA LIBRI D'ARTE-
Arpinè Sevagian
IL CONTEMPORANEO NELL’ARTE
I edizione giugno 2014
A cura di
Arpinè Sevagian
Testi di
Arpinè Sevagian,Araxi Ipekjian
Le opere di
62 artisti
80 pagine
80 immagini a colori
Marilisa Argentieri
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Visione e riflessione
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L’Italia contemporanea ci presenta diversi stili ed espressioni che ci portano in una realtà artistica eterogenea. In questo quadro s’inserisce l’opera e la ricerca di Marilisa Argentieri che con la sua poetica sensuale ed elegante ci conduce in un mondo tutto al femminile dove emerge la sua sensibilità di artista e di donna. Argentieri esprime la sua più intima interiorità attraverso le sue opere, che in questo modo diventano prova tangibile della sua essenza. L’uso di contrasti, di colori e forme che si stagliano sul fondo, diventa un elemento caratteristico del suo lavoro. Fascino e raffinatezza, stile ricercato, ecco l’arte di Marilisa Argentieri, la cui volontà è quella di superare la semplice raffigurazione del reale, per arrivare ad una rappresentazione visionaria e riflessiva.
Alessia Zolfo
Tra spirito e materia: la poetica degli opposti che va oltre la forma
“Quando un poeta attraverso la scrittura riesce a dare forza ed energia nuova per vivere, è come scoprire una nuova stella nel firmamento e potergli dare il nome. Io ho imparato che questa stella la possiamo scoprire anche sulla terra. Anche nel cuore”. Akira Takenami
Partendo da questa riflessione del poeta giapponese Akira Takenami , si può provare a dare un senso all’arte della pittura, che non attraverso le parole, ma per mezzo de colore e della linea, cerca di andare oltre i limiti del reale quotidiano che ci circonda, alla ricerca del significato profondo universale delle cose. "Per realizzarsi” l’arte deve infrangere la legge del mondo. Soprattutto nel nostro tempo, in cui l’arte è vista prevalentemente come una provocazione arrogante, come scandalo e disordine, trasgressione: quella di due opposti che rompono la fatalità del loro destino e si incontrano a metà dello spazio. L'arte racchiude in sé l'essenza e la forza di un sentimento umano universale e imprescindibile, da cui ogni cosa ha origine. Amore, istante, libertà...la conciliazione dei contrari si risolve in una corrispondenza universale che mette in comunicazione piani apparentemente “incompatibili". E così Alessia Zolfo crede nella coincidenza degli opposti. Attraverso l’uso di materiali diversi tra cui gesso, carta, pigmento, bitume e resina, sovrapposti e fusi, sfumati, segnati, cancellati, l’artista ci incita a riflettere. Quello che non si riesce ad esprimere a parole viene affidato al potere comunicativo della forma che va oltre la materia. Un foglio bianco è solo l’inizio, l’imprinting, il punto di partenza di un viaggio alla ricerca dell’idea, del concetto, del pensiero, di una fantasia che oltrepassa la realtà e ci porta in un luogo lontano, un universo, una dimensione profonda dove trovare una risposta. La pittura in Alessia Zolfo è chimica degli elementi, è alchimia, ricerca del principio (o quintessenza) capace di rivelare i segreti della vita. La carta è il medium ideale per comunicare la volontà dell’artista. Frammenti di carta, residui di scrittura, sono un mezzo per dare un volto alle idee, ad una verità profonda. Figurazione e astrazione vanno di pari passo nell’opera di Alessia Zolfo. Uomini senza nome e senza identità, vittime non meglio identificate come testimonianza di un coinvolgimento, per rendere esplicita la realtà vissuta. Volontà di parlare di una realtà intima e universale, di una pesantissima leggerezza che nessuna tecnologia, nessuna catastrofe e nessun dolore potranno mai corrompere. Intenzione ed azione rivolte ad un fine ben preciso, quello di trovare l’essenza che va oltre la forma, e fermarla in un istante senza fine, affinché ne rimanga una traccia indelebile nel contesto del nuovo domani.
Sofia Troiano
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Rendere reale l’apparenza
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Nel vasto e complesso panorama artistico contemporaneo che caratterizza il Lazio, entra la figura di Sofia Troiano, artista appassionata d’arte, per la quale esprimersi attraverso questa forma, significa trasformare in immagini la sua interiorità. L’ “Io” di Sofia diventa in questo modo simbolo, sogno, visione. Le idee, sensazioni, emozioni e percezioni dell’artista si possono ritrovare nelle sue opere con una profonda intensità espressiva. L’arte di Troiano è libera,autonoma, personale, non legata a modelli già esistesti. È un’arte molto intima, che nasce dal suo sé, quello nascosto, celato, che vuole manifestarsi attraverso la rappresentazione di diversi soggetti. Corpi che si accarezzano, si uniscono, abbracciano, forse umani o forse no, non ci è dato saperlo con certezza, perché sono immagini che evocano, suggeriscono, senza presentare una dimensione ben definita. La tecnica usata dall’artista è mista, materica, voluminosa e in attesa di emergere con determinazione. Al colore, alla linea si unisce una materia tangibile che vuole fermare e rendere reale una dimensione solo all’apparenza onirica e surreale.
VISIONI CONTEMPORANEE
TRA REALTA' E FANTASIA
I edizione settembre 2014
A cura di
Arpinè Sevagian
Testi di
Arpinè Sevagian, Araxi Ipekjian
Le opere di
96 artisti
128 pagine
136 immagini a colori
Maria Lioi
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L’archetipo femminile divinizzato
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Maria Lioi con la sua indagine profonda della psiche umana, inserita nel contesto dell’attuale società, vuole esprimere il concetto di “animo umano”, come sinonimo di quel sentimento e di quella sensibilità e delicatezza, tipiche di quell’universo femminile ispiratore di un’arte aulica e lirica, che può sublimare la mente umana. La ricerca dell’artista s’indirizza particolarmente verso l’analisi dell’ Io e dell’Es, del razionale e dell’irrazionale, dell’apollineo e del dionisiaco. Due aspetti che hanno influenzato l’arte sin dall’antichità alternandosi nel corso dei secoli. Ma il Dioniso “Zangreo” emerge nelle manifestazioni dell’odierna società, allora Maria Lioi lo scruta fino a svelarne, attraverso la sua arte, l’immagine più effeminata che ne segna il lato passionale e sensibile, delicato e fragile, caratteristico della donna nella sua complessa identità.
Ada Sorrentino
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La natura come visione ed espressione
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Ada Sorrentino , artista eclettica che si esprime con la grafica, la pittura, la scultura e la realizzazione di gioielli, è conosciuta, maggiormente, per le sue opere pittoriche che traducono in visioni incisive spunti naturalistici. Con trasporto ed impeto, per mezzo di un gesto deciso, raggiunge con poesia risultati di forte impatto emotivo ed espressivo. Le opere di Ada Sorrentino ci conducono in una dimensione intima, personale, che nasce dal sentimento e, allo stesso tempo è supportata da uno stile informale. Al colore è affidato il compito di dare linfa alla rappresentazione. Le opere dell’artista, piene di memoria e di vissuto, presentano una ricerca di stile e di tendenza, personale, autonoma, concretizzando un desiderio di espressione appassionato e sentito che porta l’artista a esternare in maniera spontanea e diretta il suo Io.
Tiziana Trezzi
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La natura tra sogno e realtà
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Tiziana Trezzi, artista legata alle correnti del surrealismo e della metafisica, ci presenta, con le sue opere, una natura in bilico tra sogno e realtà. Le sue opere, in cui non c’è tempo, fissano con perizia tecnica immagini che evocano e suggeriscono, non presentano ma trasportano. Le figure, gli spazi, riportano ad una dimensione interiore, intima, legata all’inconscio ad una pittura onirica che si muove tra mito e quotidianità. Gli ambienti che fanno da cornice alle sue opere (piazze e architetture di dechirichiana memoria) sono, in qualche modo, una negazione della realtà, gli elementi rappresentati, infatti, si trasformano in altro. Domande, quesiti, enigmi che avvolgono una natura misteriosa, esprimono la volontà dell’artista di indagare il reale che ci circonda, cercando di carpirne quelli che sono i suoi più intimi segreti.
I GIARDINI DELL'ARTE
Fascino e realtà da Arshile Gorky a oggi
I edizione dicembre 2016
A cura di
Arpinè Sevagian
Testi di
Arpinè Sevagian, Araxi Ipekjian, Sole Scalpellini,Stella Neri
Le opere di
120 artisti
220 pagine
180 immagini in bn e a colori
ernesto gennaro SOLFERINO
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la figurazione oltre il limite di sé
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La poetica di Ernesto Gennaro Solferino, si sviluppa - a partire da un’analisi della natura e della realtà che ci circonda nel suo quotidiano evolversi e manifestarsi – per poi rivelarsi in maniera personale e autonoma. Non è una semplice rappresentazione, quella dell’artista, non una mimesi oggettiva, bensì uno spunto, un punto di partenza ideale, un imprinting figurale che diventa simbolo ed allegoria. Così il soggetto rappresentato muta e si trasforma in mezzo di comunicazione, poesia che tratta dei sentimenti e delle emozioni. Grafia che va ricondotta nell'ambito delle passioni. Immaginazione romantica elaborata attraverso regole e intelletto, spontaneità e libertà creativa come capacità di realizzare l'opera secondo il proprio naturale gusto estetico. Così come dice nella sua analisi Giulio Carlo Argan : «...Una cosa certamente si può dire: che le opere create da Solferino descrivono una civiltà intrisa di immagini prodotte da tecniche tradizionali artigianali. Infatti Solferino propone temi di giornaliera funzione ed ogni tela è una soluzione interpretativa lucida, perfettamente sostitutiva dell’immagine reale...»; ogni tela di Ernesto Gennaro Solferino è un risultato identificabile in un rimedio o in una conclusione, o nel superamento di ideali stilistici tradizionali a favore di una modernità al passo con i tempi.
alessandro ROCCHI
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LA POETICA DELLA FORMA
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L’artista conduce una ricerca rivolta all'elaborazione di una forma “pura”, mediante il recupero e la rielaborazione in chiave moderna della tradizione etrusca e medioevale. Il tema che si configura negli anni, è una costante della sua opera, quasi un segnale simbolico della sua personale visione del mondo. Le forme si aprono, diventano violente, piene di tensione; il rapporto tra le varie parti della composizione scultorea diventa drammatico, conflittuale. Si accentua la tensione dinamica delle sue opere, giungendo alla deformazione, a superfici scabre e scarnite. Il tema della donna, simbolo della fertilità, della femminilità prosperosa ed accogliente, si accosta a quello di figure legate al mondo che ci circonda caratterizzate da forme allungate, fortemente espressive, accentuate da tracce di colore che talvolta le rendono inquietanti. Le figure in gruppo vanno a fondersi, a costituire blocchi dalle forme scarnificate, dense di pathos. Questa scelta stilistica rispecchia una visione personale e indipendente da stilemi classici e precostituiti. Le forme si disgregano, non raccontano, non descrivono, ma evocano. In questo senso lasciano la parola allo spettatore e alla sua impressione. L’artista è dotato di una “mentalità scultorea”, nella sua opera un’aspirazione e una rappresentazione del dato naturale giunge ad un assoluto plastico; il superamento del conflitto fra plastica dei volumi e plastica impressionistica è evidente soprattutto nelle ultime opere. C’è nelle opere di Alessandro Rocchi la realizzazione della fusione della tradizione con la modernità. La tradizione, però, non è per l’artista pedissequa fedeltà al passato ma“ fede in certi valori, valori del mondo, dell'uomo, della storia, un certo modo di vivere, una certa considerazione della vita e delle sue vicende”. La modernità è “ consapevolezza del proprio tempo” intesa come adesione completa a nuovi criteri, nuovi valori, al pensiero contemporaneo. Del resto, Georg Picht in Kunst und Mythos ( Struttgard, 1987), sostiene che “l'arte anche nel XX secolo vive di esperienze mitiche”. Queste esperienze continuano ancora oggi a rivelarsi ed evolversi attraverso l’arte degli artisti, le loro poetiche e lo sviluppo di quest’ultime. E l'opera di Alessandro Rocchi va proprio vista in questo senso. Anch'essa, appartiene all’arte moderna e contemporanea, ai nostri tempi, che trovano le loro immagini e le loro forme a partire da esperienze fondamentali mitiche, in miti moderni che pur cambiando di nome e d’aspetto mantengono connotati classici eterni ed immutabili. L’artista dopo aver fissato gli elementi formali essenziali, entra nello spirito del personaggio da rappresentare e ne immagina la fisionomia nello spazio dell'umanità, cioè quello che rappresenta riguardo agli altri uomini, alle altre personalità umane che dovranno osservarlo e comprenderlo nella sua complessità di manifestazioni.
ernesto gennaro SOLFERINO
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la figurazione oltre il limite di sé
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La poetica di Ernesto Gennaro Solferino, si sviluppa - a partire da un’analisi della natura e della realtà che ci circonda nel suo quotidiano evolversi e manifestarsi – per poi rivelarsi in maniera personale e autonoma. Non è una semplice rappresentazione, quella dell’artista, non una mimesi oggettiva, bensì uno spunto, un punto di partenza ideale, un imprinting figurale che diventa simbolo ed allegoria. Così il soggetto rappresentato muta e si trasforma in mezzo di comunicazione, poesia che tratta dei sentimenti e delle emozioni. Grafia che va ricondotta nell'ambito delle passioni. Immaginazione romantica elaborata attraverso regole e intelletto, spontaneità e libertà creativa come capacità di realizzare l'opera secondo il proprio naturale gusto estetico. Così come dice nella sua analisi Giulio Carlo Argan : «...Una cosa certamente si può dire: che le opere create da Solferino descrivono una civiltà intrisa di immagini prodotte da tecniche tradizionali artigianali. Infatti Solferino propone temi di giornaliera funzione ed ogni tela è una soluzione interpretativa lucida, perfettamente sostitutiva dell’immagine reale...»; ogni tela di Ernesto Gennaro Solferino è un risultato identificabile in un rimedio o in una conclusione, o nel superamento di ideali stilistici tradizionali a favore di una modernità al passo con i tempi.
suzanne PETITE / toyb LIKHTIK
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LA MEMORIA DEL PERDONO, IL PERDONO DELLA MEMORIA
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Suzanne Petite e Toyb Likhtik, lavorano all’unisono, fino a divenire un tutt’uno. Vogliono, umilmente e con grande impegno e devozione, rappresentante una parte dell’arte yiddish. La pittura degli Shtetl, fatta di luce e colore puri, splendida come la Shekinah - la manifestazione dello spirito divino - e innocente come una Mitzvah (buona azione). Come diceva Jacob Vassover (importante esponente dell’arte yiddish): “È difficile dire se l’arte yiddish avrà un futuro”…“perché gli eredi di quella cultura quasi distrutta dal nazismo sono pochi e la maggior parte dipinge come se raccontasse delle storie. Io no. Dipingo come si dipingeva nella mia Polonia; dipingo osservando un mondo che è rimasto dentro di me, nella mia memoria. L’arte yiddish deve essere oggi pittura della memoria. La missione della mia vita d’artista è dipingere il mondo che c’era. Io vivo nel mio tempo, ma la mia anima è nel passato, quando a Lodz vivevano decine di migliaia di ebrei. Dipingo in stili diversi, ma la pittura yiddish è per me importantissima. L’Olocausto ha bruciato tutto… ogni notte ho incubi che mi rincorrono… incubi rossi, così spaventosi che non è possibile descriverli. Al mattino mi alzo, mi ricordo del sogno, dei giorni felici e di quelli infelici, dell’annientamento di tutto. Allora devo andare a dipingere, a ricordare”. Jacob Vassover con le sue parole ci spiega una cultura che poteva (e forse può ancora) influire non solo sull’immaginario, ma sul pensiero dell’umanità. Ci stanno provando Suzanne Petite e Toyb Likhtik a lasciare un segno tangibile di questa cultura profonda e spirituale che ha vissuto un dolore così lacerante. Con le loro opere i due artisti sviluppano immagini che partono da una riflessione sulla storia e sul tempo. La religione diventa qualcosa di altro che confonde e stordisce. L’innocenza e la purezza vengono contrapposte all’orrore nel tentativo di far riflettere l’osservatore.
seta ARAGONE
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PUREZZA E CORRUZIONE
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La donna è come un fiore, per Seta Aragone. La sua è una florigrafia, un modo di comunicare per cui i fiori vengono utilizzati per esprimere sensazioni che non sempre possono essere pronunciate. Al fiore attribuisce vari significati. Lo eleva a simbolo della femminilità. Il paragone è celato dietro una rappresentazione oggettiva che non rimanda ad altri significati. Per cui, quando lo spettatore si pone di fronte all’opera, vede un fiore, un semplice fiore su un fondo omogeneo che non contiene nessun frammento di allusione ad altro. Fatta eccezione per il filo spinato, elemento ricorrente nelle sue opere. Simbolo di dolore e di sofferenza. La vita di una donna è, per Seta Aragone, un’altalena di gioie e dolori, vittorie e sconfitte, successi ed insuccessi. Il sangue ne è la prova: si vive, si soffre, ci si ferisce. La riflessione sulla sofferenza e il dolore nasce dal vissuto difficile dell’artista, che trasmette attraverso le sue opere emozioni e visioni interiori. La crescita personale la porta ad uno sviluppo della sua arte di tipo intimistico. Le ferite dell’anima diventato macchie di sangue. La purezza del fiore viene contaminata e costretta. Rinchiusa dentro una cornice limitata. Seta Aragone mediante il medium della pittura e con l’ausilio delle nuove tecnologie, prova, sperimenta, studia, ragiona. Si chiede come procedere nel suo cammino di ricerca dell’Io, del noi, del voi. Cerca di trovare delle risposte alle tante domande che si pone da sempre sul perché e per come dell’esistenza. Desidera e aspira all’immortalità. Sa bene che l’arte può far lasciare una traccia del proprio passaggio. E allora lavora, elabora, completa un gesto razionale. Compatta le cromie, sintetizza le forme, imita le tecnologie. Vuole far capire che l’essere umano è al di sopra di tutto e domina la macchina. Ha una coscienza e una sensibilità che lo contraddistingue dal reale che lo circonda e che lo rende unico.
1917-2017
VERITA' E MENZOGNA
L'arte contemporanea da Marc Chagall a oggi
I edizione febbraio 2018
Autrice
Arpinè Sevagian
Le opere di
72 artisti
172 pagine
122 immagini in bn e a colori
miryam EMMANUELLI
Il corpo e la sua poesia
Il mistero della paura, di ciò che rimane latente agli occhi dell’osservatore, esce, attraverso le opere di Miryam Emmanuelli, come se derivasse dalla sua propria esperienza. Le immagini dell’artista appaiono tragiche icone ed emblematiche denunce, la scelta di un mondo Surreale, altro, diverso dal mondo reale, è l’unica alternativa possibile per uscire dalla prigionia che la vita impone. Figure femminili sole, decontestualizzate, apparentemente senza un preciso significato semantico ci conducono all’armonia. Il soggetto non ammette riserve o seconde possibilità, sta lì, con il proprio corpo che è cosa-tra-le-cose ma emana anche una certa posturale domanda di senso. Il corpo viene percepito e offerto come una promessa impenitente. Non c’è trepidazione vitale ma, al contrario, espressione di un tormento per una ferita antica, un’angoscia primordiale votata allo stillicidio. Così come il corpo cerca spazio, Miryam Emmanuelli si riflette nell’altro-da-sé. Il corpo prende uno spazio perché lo vuole, la mappatura della memoria individuale segue il percorso di orientamento nel mondo e della chiarificazione dell’esistenza, l’essere cosa-tra-le-cose viene celebrato e allo stesso tempo diviene suprema musa di se stesso. Le opere di Miryam Emmanuelli sono un’unica e incessante richiesta di scontro con il dato opaco del reale. Come Narciso infranto si riflette sull’orlo del mondo e si disconosce, così l’artista oltrepassa la cortina di sé per afferrare il proprio orizzonte di senso.
rebecca YOSEF
L'ambiguità dell'essere
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Un gioco sulle ambiguità che è di un genere ancora sconosciuto, quello di Rebecca Yosef. Per mezzo di uno stile incisivo ed impudente, l’artista mette in evidenza l’intelligenza e la capacità del mezzo, facendo uso di tecniche sperimentali. L’immagine è solo un pennello ausiliario. Quello che conta non è la riproduzione veritiera della realtà che ci circonda, quanto l’analisi e l’esplorazione delle infinite possibilità creative dell’Io, dalle sue note oniriche e surreali, per andare oltre. Le sue opere, ipnotiche, accattivanti, sono capaci di reinventare la realtà e di trasfigurarla, aprendo le porte a un mondo misterioso, dove la fantasia si libera senza condizioni.